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Mario Trimeri è un personaggio unico, senza eguali.
Non è un fotografo (nel senso stretto del termine), ne un alpinista, ne un giornalista, ne un esploratore ma sempliciemente un viaggiatore.
O forse nemmeno questo.
O forse tutto questo
Trimeri si è inoltrato in ogni angolo del mondo; ne ha salito le cime più alte di ogni continente, attraversato deserti e pune solitarie, e percorso valli e foreste le più remote del pianeta. Si è confrontato con la banchisa e i continenti di ghiaccio dell'Artide e dell'Antartide, e questo suo peregrinare in ogni situazione ambientale, sociale, politica, tribele, di costumi e gente diversa ne fa di lui un cittadino del mondo."Essere a San Francisco, ai piedi dei grandi colossi himalayani in una spedizione alpinistica, in mezzo al Sahara o nella mia Bologna mi fa sempre sentire in una condizione che non è mai di disagio; ma quella mia naturale. Che è poi vivere la vita, con tutte le curiosità che la mente si preclude e gli obiettivi che ognuno si pone.Spesso, visto che ad oggi tutti viaggiano e tutti arrivano da tutte le parti, mi sento come è giusto che sia, uno di loro, cosa non disprezzabile; mi sento un turista, senza comunque vivere la cosa con imbarazzo.Certo è che la globalizzazione ci fa assomigliare un pò tutti, ma la grande natura resta."
Non è un fotografo (nel senso stretto del termine), ne un alpinista, ne un giornalista, ne un esploratore ma sempliciemente un viaggiatore.
O forse nemmeno questo.
O forse tutto questo
Trimeri si è inoltrato in ogni angolo del mondo; ne ha salito le cime più alte di ogni continente, attraversato deserti e pune solitarie, e percorso valli e foreste le più remote del pianeta. Si è confrontato con la banchisa e i continenti di ghiaccio dell'Artide e dell'Antartide, e questo suo peregrinare in ogni situazione ambientale, sociale, politica, tribele, di costumi e gente diversa ne fa di lui un cittadino del mondo."Essere a San Francisco, ai piedi dei grandi colossi himalayani in una spedizione alpinistica, in mezzo al Sahara o nella mia Bologna mi fa sempre sentire in una condizione che non è mai di disagio; ma quella mia naturale. Che è poi vivere la vita, con tutte le curiosità che la mente si preclude e gli obiettivi che ognuno si pone.Spesso, visto che ad oggi tutti viaggiano e tutti arrivano da tutte le parti, mi sento come è giusto che sia, uno di loro, cosa non disprezzabile; mi sento un turista, senza comunque vivere la cosa con imbarazzo.Certo è che la globalizzazione ci fa assomigliare un pò tutti, ma la grande natura resta."
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